Storie da Cartagena e dai suoi ragazzi della strada
- martinacorti5
- 23 ott 2018
- Tempo di lettura: 7 min

Scrivo dai miei ultimi giorni di questa avventura a Cartagena. Mi sento stanca. Camminare per le strade, per le piazze di Cartagena è davvero stancante. Soprattutto una ragazza che cammina sola non lascia via di fuga a commenti da parte di uomini. Commenti talvolta innocenti, talvolta volgari, baci lanciati al vento che colpiscono direttamente il mio sistema nervoso e una marea di venditori che ti assalgono nella speranza di venderti braccialetti, cappelli, acqua, birra, souvenirs, caramelle e qualsiasi alta cosa sia in loro possesso. Alcuni di loro sono solamente fastidiosi, ma se osservo meno superficialmente questa realtà mi rendo conto che posso leggerlo nei loro occhi il bisogno di ricevere quei 10 mila pesos. Posso leggere nei loro occhi che sono delle brave persone, probabilmente finite sulla strada perchè solamente più fragili o più sfortunate. Posso leggerlo sul loro viso che quello è il loro lavoro, vendere, e come è giusta la loro domanda, è giusta una nostra educata risposta, magari accompagnata da un sorriso.
Qui a Cartagena si sente molto il senso di comunità e di unione del popolo. Nel quartiere Getsemani, a due passi dal centro contornato dalle mura, vi è il principale punto di ritrovo e di scambio. Si chiama Plaza de la Trinidad ed è il luogo in cui locali e turisti, ogni sera, ogni giorno dell’anno, passano ore seduti su un gradino, bevendo birra, chiacchierando, semplicemente condividendo. Alcuni giovani intrattengono con spettacoli di danza, alcuni dei quali con molta passione e talento. In questa piazza ho avuto il piacere di fare conoscenza con alcuni ragazzi della strada, ognuno di loro con una storia, con un viaggio da raccontare. J.C. per esempio, ragazzo argentino in viaggio da anni, lavorava sodo nel suo Paese, ma qualcosa in lui ad un certo punto è cambiato ed è finito in strada a vivere e a vendere la sua arte. È un ragazzo intelligente, parlare con lui mi ha fatto capire che ha pure una certa cultura, ma quando ad un certo punto nella sua vita qualcosa è andato storto, non ha saputo affrontare gli ostacoli della vita. Talvolta la vita non è gentile, lo sappiamo tutti. Non tutti però hanno la forza di volontà e la possibilità di andare avanti e soprattutto di farlo nel migliore dei modi.
A., invece, ragazzo colombiano sui 25 anni, parla perfettamente cinque lingue, finito sulla strada perché i suoi genitori non hanno potuto permettersi di mantenerlo all'università. Avrebbe potuto andare a lavorare, ma chissà quale sentimento di frustrazione lo ha portato lì dove si trova adesso, a vendere braccialetti per potersi comprare quella dose di droga che lo fa sentire un pochino più felice.
Viaggiando in Paesi poveri ho provato spesso quel nodo alla gola quando devo dire di no ad una persona bisognosa che mi domanda una moneta. Non posso aiutare tutti, mi dico... credo che queste persone che vivono sulla strada, su quella strada ci sono finite per scelta, sì, ma anche perché più fragili e più sfortunate. Hanno deciso di lasciarsi andare entrando così in un circolo che li porta a vivere in maniera sbagliata, nella loro debolezza e a non uscirne più. Quello che però ho imparato a fare è a non giudicare. Impariamo a non giudicare una persona per il suo aspetto poco pulito e trasandato, non giudichiamola perchè sta fumando qualcosa che non somiglia ad una sigaretta, non giudichiamola per sedersi su un gradino in mezzo alla gente e cominciare a costruire un fiore di metallo. Non è sicuramente il modo più corretto di vivere la vita, ma è il massimo che loro riescono a fare e, tante volte, sedersi al loro fianco con un sorriso e condividere una conversazione priva di giudizio è tutto ciò che da loro speranza e motivazione.
Seppur leggermente stufa di Cartagena e del suo caldo umido, sono molto grata alle energie colombiane perchè mi hanno permesso di fare degli incontri speciali e fondamentali in questo punto del mio percorso di viaggio e con me stessa.
Innanzitutto ho incontrato Luisa, una donna colombiana con la quale ho parlato per ore e che mi ha contagiata ogni giorno con la sua infinita positività, energia e forza di volontà. Mi ha detto di non smettere mai di inseguire i miei sogni, proprio come lei sta facendo e che un giorno ci incontreremo ancora, con qualche anno in più, ma tanti obiettivi raggiunti e sogni realizzati. Lei è solo un esempio delle storie dei lavoratori che ho sentito durante questo tempo a Cartagena. Ragazze e ragazzi che lavorano fino a 16 ore al giorno, la loro casa dista come minimo ad un’ora e mezza dal centro cittadino e lo stipendio che ricevono è davvero basilare. Sentendo le loro storie accompagnate sempre da un sorriso mi sono resa conto di quanto siamo viziati noi europei. Ci lamentiamo per percorrere 20 minuti in auto da casa al lavoro e siamo sfiniti dopo una giornata di 8-9 ore lavorative. Ho incontrato ragazzi, alcuni persino minorenni, che dal Venezuela (Paese con grandi e gravi problematiche) si sono trasferiti qui, soli, per lavorare e poter così mantenere genitori e fratelli nel loro Paese. Sorridono, seppur hanno la morte nel cuore. Uno di loro mi ha persino regalato una vecchia banconota venezuelana, per loro non ha più alcun valore, ma per me invece sì, un ricordo molto speciale.
Il secondo incontro importante che ho fatto in questa città è stato per caso, in un ristorante in cui la cameriera mi ha servito una sotto specie di pasta, poco gustosa e, di fronte ai miei dubbi e perplessità… una ragazza seduta di fianco a me ha cominciato a ridere come una matta. Scontato dire che quella risata l’abbiamo condivisa per i 5 giorni a seguire. Hermine, una ragazza francese completamente non ordinaria seppur cresciuta in una tipica famiglia parigina. Una ragazza che ha il mio stesso modo di vedere la vita e di porsi davanti ad essa. Abbiamo parlato, scambiato conversazioni e condiviso momenti che hanno fatto bene ad entrambe, essenziali in questo punto delle nostre vite e dei nostri viaggi.
Il terzo incontro speciale l’ho fatto sempre per caso, di fronte alla scuola che ho frequentato, con Iris, una ragazza olandese con la quale ho potuto condividere altre conversazioni importanti e storie di vita simili. Tutte e tre saremo on the road per il Sud America, chissà se qualche altra coincidenza ci farà rincontrare in un altro punto del nostro cammino.
Ho capito che sono diventata molto selettiva, non ho più voglia di conversare con chiunque, di parlare del più e del meno o di quante lingue si parlano in Svizzera perchè quasi nessuno lo sa. Non ho più voglia di fare quelle inutili conversazioni che ti tolgono l’energia, anziché alimentarla e sono grata alla Colombia per avermi fatto incontrare, in un modo o nell’altro, persone affini.
Durante questo periodo mi sono concentrata principalmente sullo studio della lingua spagnola e non mi sono spostata da Cartagena. Un altro motivo per cui sono rimasta fissa in questa città è il realizzare quanto sia complicato e lungo spostarsi in bus e quanto siano cari, per un budget da backpacker, i tour pre organizzati. Sono felice di aver trovato anche del tempo per riordinare la mente, scrivere parecchio e rilassarmi quest’ultimi giorni di viaggio in solitaria. Sì, avete letto bene! Ultimi giorni di viaggio in solitaria... perché la prossima destinazione è il Brasile e lo viaggerò con la mia cara amica Silvia che rivedrò dopo 9 mesi e mezzo…
Pronta per la prossima avventura, ma prima desidero terminare questo post colombiano con qualche consiglio di viaggio per coloro che desiderano visitare Cartagena… quindi..
Dove alloggiare?
Hotel / Ostello Life is good
Questo hotel/ostello offre dormitori a prezzo basso, ma anche stanze private ed è il luogo più pulito in cui abbia mai alloggiato. Location perfetta, situato nel quartiere Getsemani a due passi dal centro storico. Staff grandioso, mi hanno sempre fatta sentire come a casa ed ho avuto l’opportunità di praticare con loro il mio spagnolo. Ottimo ristorante, fantastica colazione inclusa nel prezzo e anche personalizzata su richiesta, roof top con jacuzzi e wifi perfettamente funzionante. Dunque, amici che state pianificando il vostro viaggio a Cartagena, non andate oltre perchè avete già trovato il vostro alloggio ideale!
Dove mangiare?
A Cartagena vi sono un’infinità di ristoranti, localini, caffè e bar con svariate cucine. Durante la settimana molti locali offrono il menu del giorno per un costo di circa 12’000 pesos (circa 4 CHF), oppure, spendendo il doppio (circa 8 CHF a pasto) si possono scegliere altre delizie dalla carta.
Per fare alcuni nomi…
Cafe Lunatico
Di Silvio Trattoria, ristorante italiano
Ristorante vegano "Mar y Hojas" sulla Caille de los Siete Infantes
Cafe Havana, ristorante cubano molto carino, nel quale organizzano anche serate di musica live
Beer&Laundry la miglior pizza di Cartagena, luogo accogliente in cui poter anche lavare i vestiti per un prezzo modico
Bourbon St. Cartagena, Bar e ristorante in stile americano dove poter cenare o solamente bere un drink
E molti, molti altri che incontrerete esplorando le magiche e colorate stradine.
Visite consigliate
Cartagena è una città coloniale ed ha una grande storia alle spalle. Come prima visita di Cartagena vi consiglio semplicemente di uscire alla mattina e cominciare a camminare tra le stradine senza una meta precisa. Armatevi di pazienza e di sorriso per tutti coloro che vi proporranno di comprare qualcosa, vestitevi leggeri per il caldo umido e iniziate a dirigervi nella prima direzione che vi ispira. Seguite solamente il vostro istinto e non rimarrete delusi, ogni “Caille” (strada) è una sorpresa; strade colorate, fiori, carri carichi di frutta che vengono trainati per le strade da ragazzi nella speranza di guadagnare qualche pesos.
Castello di San Felipe con incredibile vista sulla città
Centro storico e Porto
Quartiere Getsemani
Plaza de la Trinidad di giorno deserta, ma di sera punto di ritrovo e di condivisione di locali e visitatori
Free walking tour per conoscere la storia della città e provare il cibo locale, accompagnati da una simpatica guida locale
Sito internet: http://www.beyondcolombia.com
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